Facebook, twitter, google+, pinterest, instagram, youtube. Tanti sono i social network ma quello che crea più dipendenza in italia e quasi sicuramente facebook.
Si, dipendenza! Esiste la dipendenza dall’alcool, fumo, droghe e a queste si aggiunge anche quella per i social network, che colpisce un grossa percentuale della popolazione, soprattutto quella giovanile.
In passato per dare appuntamenti: “ti mando un sms/ti chiamo”, “ci vediamo stasera in piazzetta, ti faccio uno squillo appena arrivata”, “ci becchiamo su MSN”.
Oggi: “ci sentiamo su whatsapp”, “aggiungimi su facebook e mandami un MP”. Ormai la parola “facebook” ovunque ti trovi la senti almeno una volta al giorno.
Non si riesce a stare senza, soprattutto da quando esiste l’app per cellulare che funziona decentemente. Wi-fi nei locali o con la rete 3G grazie ai tanti abbonamenti di pochi euro al mese.
Il nostro amato dispositivo mobile ormai è diventato un oggetto di prima necessità, quasi quanto l’aria che respiriamo. Sto esagerando? Punti di vista. Ieri ho letto un articolo su qual è la cosa più sporca del denaro e water: il cellulare! In pratica è l’oggetto che usiamo di più.
E’ triste vedere ragazzini di 13-14 anni sempre con lo smartphone in mano. Invece di parlare tra loro (nella realtà) si isolano con un display. Il contatto umano sta diventando una rarità. Ormai mi domando: abbiamo più il coraggio di dire “ti voglio bene” all’altra persona guardandola negli occhi? Fare il filo a una ragazza come si faceva una volta con i fiori, poesie, creatività/pazzie?
Il primo pensiero della mattina è: chissà a quanti MP devo rispondere, quanti like hanno ricevuto i miei selfie di ieri, cosa dicono i miei amici.
[Tweet "Il nostro cervello è sempre collegato a facebook. Non conosciamo la parola “logout”"]
Ma è proprio necessario condividere TUTTO quello che facciamo, proviamo o pensiamo con la nostra rete di amici? E’ diventato un bisogno primario sapere cosa pensano gli altri di noi? E’ davvero così importante fotografare e condividere la foto di un piatto prima di consumarlo? Si, a volte lo faccio anche io ma non ossessionatamente e mi fermo a instagram.
Guarda il mio video. Dura 50 secondi.
Il desiderio di far parte di un gruppo, di essere accettati, amati e di non provare solitudine supera ogni limite.
Ma quanti sono sinceri? Se stessi? E’ facile dire una bugia davanti a un display. Un ragazzo americano fece un esperimento. Essere sincero almeno per 1 giorno su facebook. Il risultato? Bloccato o rimosso come contatto.
Da quello che vedo, i giovani di oggi sono diventati fragili, pigri e narcisisti. Rinunciano al dono della vita per smettere di soffrire a causa della reputazione macchiata su facebook. Profonda rabbia se un genitore ne proibisce l’uso (forse è come sentirsi soli, tagliati dal mondo intero).
A causa dell’errato uso dei social molte persone hanno perso il lavoro, la privacy, l’amore, l’amicizia, reputazione e la vita stessa.
Fin ora ho parlato male dei social ma spezzo una lancia a loro favore. Grazie a facebook le persone si sono ritrovate a distanza di anni, salvato vite, arrestati criminali, ampia diffusione di campagne benefiche, trovato lavoro, amicizia e amore. Un effetto contrario alle cause elencate sopra.
Il tempo che spendiamo sui social si potrebbe usare per fare tante altre cose come studiare, lavorare, godersi attimi importanti con gli amici, scaricare lo stress con attività fisiche: fare esperienze, vivere nella vita reale!
Il cellulare è un dispositivo elettronico. Starci sempre a contatto e usarlo non fa bene neanche alla salute.
Personalmente io uso facebook per diversi motivi: lavoro, stare connessi con i colleghi, tenermi aggiornato. Non amo pubblicare dettagli della mia vita o il mio stato d’animo (soprattutto situazioni brutte). Diciamoci la verità, non è bello leggere ogni santo giorno le solite lamentele degli amici. Tutto ha un limite.
Concludo l’articolo con questo ultimo pensiero e l’infografica:
[Tweet "I social network danneggiano? Il vero problema è la società che non ha saputo contenersi"]
L’esagerazione non porta mai a nulla di buono.
E tu, cosa ne pensi? Sei un social-dipendente? Fammelo sapere con un commento qui sotto.
Michelangelo Giannino
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